Personalità come il giornalista David Quammen ritiene, non a caso, che la prossima grande pandemia potrebbe arrivare proprio dall’influenza aviaria (virus H5N1) e che per prevenire tale ondata si debba necessariamente orientarsi verso i piccoli allevamenti. Sia ben chiaro, questo nostro pensiero non vuole essere un attacco diretto alle multinazionali della carne, bensí vuole essere un monito a prestare la massima attenzione alla provenienza di ció che mangiamo e soprattutto alla filiera di allevamento che ne deriva. Nell’allevamento intensivo si tratta il pollame con pratiche abominevoli ed una crudeltà medievale che farebbe rabbrividire qualsiasi essere umano, proprio come se tali bestie esistessero solo ed esclusivamente per soddisfare i nostri piaceri alimentari, talvolta abbandonando anche il vero sapore originale del prodotto. Non dobbiamo pensare che gli allevamenti servano solo per soddisfare il nostro fabbisogno giornaliero, in quanto per sopperire a questa necessità ci vorrebbero molti più polli poiché viene fatta una scelta su cosa acquistare. Ad esempio scegliamo il petto perché é più magro, le cosce perché più saporite, le ali perché più gustose, e questo ha portato all’idea comune che l’animale debba crescere in fretta, finire in fretta al mattatoio e la cosa più importante é che comporti un basso costo finale. Quindi, fidatevi di noi, ascoltare il piccolo macellaio di paese che si affida a piccole filiere e racconta il suo lavoro di ricerca, frutto di esperienza, amore e passione, senza fare grandi propagande mediatiche a volte ha un costo maggiore, é vero, ma garantisce la possibilità che questi animali vengano allevati dignitosamente proprio come si faceva una volta …